Fonte: La Repubblica
di Marco Platero
I mercati scommettono su una soluzione in tempi rapidi. Il Dow Jones guadagna l’1,95%, quarta seduta consecutiva con il segno più
Come sempre, nei momenti difficili, il mercato vede sempre una spanna piu’ avanti degli altri. E’ successo nei primi giorni della drammatica attesa dei risultati elettorali di questa tormentata corsa per la Casa Bianca 2020. Ed e’ successo di nuovo ieri: il mercato ha deciso di ignorare le minacce di paralisi giuridica in arrivo da Donald Trump su alcuni degli stati piu’ incerti. Ha anche ignorato l’ombra che ha allungato Rudy Giuliani, fedele avvocato di Trump. Giuliani ha ripetuto che dopo vari iter separati si arrivera’ se necessario alla Corte Suprema con conseguenti paralisi e forse due mesi di attesa. Imperturbabile davanti ai missili mediatici in arrivo dalla Casa Bianca di Trump, la borsa a New York ha segnato giovedì la quarta seduta consecutiva di aumenti, con rialzi dell’1,95% per il Dow Jones, dell’1,95% per l’S&P500 e addirittura del 2,59% del Nasdaq.
Ricordiamolo, e’ da lunedi’ che la borsa ha acceso i motori del rally, segnando prima un aumento che scontava la fine della bagarre elettorale, poi una vittoria di Biden alla Casa Bianca e infine fra mercoledi’ e giovedi’ un risultato misto, senza onda blu, e quasi certamente con una maggioranza repubblicana al Senato. Ha scontato insomma l’avvicinarsi di un governo diviso. Questo proteggera’ ad oltranza delle incursioni che la sinistra del partito democratico avrebbe voluto portare a segno nell’amministrazione Biden: ora le ipotesi di nuove regole, di uno spezzatino delle grandi Hi Tech, di un piano di spesa che avrebbe potuto creare qualche problema fiscale, rientrano. Almeno nel medio termine. Certo, il mercato potrebbe anche sbagliare. Ma di fatto ci ha detto con una certezza non consentita ai media o ai politici, che Biden ha vinto. Che Trump non avrà ricorsi. E che quello sara’ il quadro da cui dovra’ ripartire la perenne e non sempre facile dialettica della democrazia americana.
Non si spiegherebbe altrimenti un rally che, con la giornata di ieri, ha accumulato aumenti per una settimana che non si vedevano dallo scorso aprile: fra lunedi’ e giovedi’ il Dow Jones ha guadagnato il 7,2%, l’S&P500 il 7,4%, il Nasdaq un “cool” 9%! Andamenti positivi per i tecnologici ovviamente, per i farmaceutici, ma in generale per la maggioranza di titoli rappresentativi dei settori piu’ disparati, Qualcomm ha comunicato di aspettarsi un dilagare della tecnologia 5G l’anno prossimo che portera’ a un rinnovo degli smartphone. E sull’onda dei rialzi generalizzati ha guadagnato ieri il 13%! All’Aumento hanno partecipato titoli petroliferi, di viaggio (Carnival ad esempio) di macchine movimento terra necessarie per tradurre in azione i progetti di investimenti infrastrutturali, la Caterpillar per citarne uno, ha guadagnato il 4%.
A Wall Street insomma, emerge un quadro ottimale. Gli investimenti infrastrutturali promessi da Biden andranno avanti, anche Mitch McConnell, il futuro capo della maggioranza repubblicana al Senato (se i risultati saranno confermati, ovviamente) vuole anche lui investimenti infrastrutturali, diversi e minori, ma li vuole. Ha anche servito al Senato per quasi 15 anni con il “Senatore” Biden, gli accordi dovrebbero esserci, per infrastrutture saranno forse piu’ contenuti, ma ci saranno. Le tasse non aumenteranno, almeno non nella misura che proponeva Biden e le regole non si faranno piu’ severe o molto più severe, come avrebbe voluto ELizabeth Warren.
L’ipotesi di un governo diviso, si dice a Wall Street, puo’ andare benissimo a Biden: i suoi rapporti personali al Senato gli consentiranno di mettere a segno alleanze bipartisan, si creeranno alleanze trasversali. E la Casa Bianca di Biden potrebbe trovarsi in disaccordo con la sinistra estrema del partito democratico. In quel caso se potra’, la ignorera’. Del resto nel rispetto della tradizione americana della separazione dei poteri, quello esecutivo e quello legislativo sono in continua tensione dialettica – e separati – anche se portano i colori dello stesso partito.