22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

E’ uno degli allarmanti risultati dell’ultimo Global Gender Gap Report 2017 redatto dal World Economic Forum. Il divario tra uomini e donne nel nostro paese ha fatto piombare l’Italia all’82esimo posto nella classifica su 144 posizioni complessive. Siamo dietro alla Grecia. In un anno il calo è stato di ben 22 posizioni

Il 61,5% delle donne che lavorano in Italia non vengono pagate per niente o non adeguatamente, contro il 22,9% degli uomini. E’ uno degli allarmanti risultati dall’ultimo Global Gender Gap Report 2017 redatto dal World Economic forum. Nella classifica, ai primi posti ci sono i paesi in cui il gender gap ossia la discrepanza in opportunita’, status e attitudini tra i due sessi, è meno evidente ed è stato seppur parzialmente colmato. Procedendo nella classifica, agli ultimi posti vi sono i paesi in cui invece tale divario è molto più marcato. Quest’anno, il nostro paese è piombato all’82 esimo posto su 144 posizioni complessive, dietro anche alla Grecia (che si colloca al 78esimo): dal 41esimo posto in cui eravamo nel 2015, siamo insomma crollati di ben 32 posizioni per quanto riguarda il gender gap, ossia la discrepanza in opportunità, status e attitudini tra i due sessi. L’anno scorso eravamo al 50esimo: in un anno, il calo è stato di ben 22 posizioni. Specificatamente parlando di salario, siamo al 126 esimo posto nel divario di genere: gli uomini insomma guadagnano più delle donne, e questa non è una novità, ma dalla ricerca emerge anche che il gentil sesso lavora di più. Ogni giorno, una donna lavora 512 minuti contro i 453 di un suo collega mentre la disoccupazione è più alta tra le donne (12,8% contro il 10,9%) così come le persone senza lavoro scoraggiate (40,3% contro il 16,2% degli uomini).
Nel Rapporto, emerge inoltre che in Italia il Parlamento è formato solo dal 31% da donne, e nei ministeri la loro presenza è limitata al 27,8%.
Insomma, soprattutto per quanto riguarda il potere politico, il divario di genere (anche se ridotto rispetto al passato) è comunque molto ampio e si è allargato negli ultimi dieci anni per la salute e sopravvivenza: in questo campo, siamo passati dal 77 esimo del 2006 al 123 esimo posto. Come partecipazione economica e per opportunità offerte, siamo passati dall’87esimo del 2006 al 118esimo posto.
A livello globale il divario di genere, spiega il Wef, è al 68% e si è comunque allargato. Con questi ritmi, ci vorranno 100 anni per colmarlo rispetto agli 83 stimati lo scorso anno: si tratta di una stima fatta a livello globale, come media tra i 61 anni dell’Europa occidentale e i 168 anni nel Nord America. Eppure, segnala il Wef, se si colmasse la parità di genere il Pil del mondo aumenterebbe di 5,3 miliardi di dollari. Sui 144 paesi presi in esame, l’Islanda si conferma al primo posto nel quale il divario è all’88%. Nella top ten, oltre ai paesi scandinavi, ritroviamo anche il Nicaragua e la Slovenia mentre gli Usa perdono posizione e arrivano al 49esimo posto mentre Cina, India e Giappone si collocano rispettivamente al 100esimo, 108esimo e 114esimo posto. Il rapporto mette in luce come nella partecipazione economica e nelle opportunità offerte, nessun paese al mondo ha colmato completamente il divario tra i sessi.
In particolare, per quanto riguarda il potere politico, il divario si sta allargando e solo l’Islanda lo ha colmato per più del 70%. L’Europa occidentale resta la regione al mondo con il gap più ridotto, e cioè del 25% in media e l’Italia è però fanalino di coda, dopo la Grecia, e prima solo di Cipro (al 92 esimo) e Malta (93esimo). Gli Stati Uniti invece hanno un divario di genere leggermente superiore a quello dell’Europa occidentale, nella misura del 28%. Divario che si amplia al 71% nell’Europa orientale e in Asia centrale ma che si riduce al 30% in America Latina e nei Caraibi: anzi tra le prime 10 posizioni al mondo, ritroviamo proprio il Nicaragua. E il Brasile, nonostante si collochi al 90esimo posto, è uno dei Paesi che ha chiuso completamente il suo divario di scolarità di istruzione. Il divario di genere si allarga, come largamente previsto, nel Medio Oriente, e in Africa settentrionale: qui il tasso è al 40%. A livello globale, il Wef sostiene che le differenze di genere più ampie riguardano la sfera economica e quella sanitaria. E con questa tendenza, ci vorranno 217 anni per colmare il divario economico di genere: è il valore più basso misurato dal 2008.
Tornando all’Italia, siamo al 90 esimo posto come partecipazione alla forza lavoro e al 103esimo posto per salario percepito (gli uomini guadagnano di più delle donne). Per quanto riguarda l’istruzione, siamo piombati dal 27esimo posto del 2006 al 60esimo: ci sono più bambine che bambini che non vanno a scuola, e anche nell’uso di Internet c’è uno scarto a vantaggio del mondo maschile. Tra i laureati, le donne sono la maggior parte degli studenti di facoltà di arti e di insegnamento, ma anche in medicina e nel welfare in generale.

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